“Il settore sanitario, la cui missione è proteggere e promuovere la salute, contribuisce in modo rilevante alla crisi climatica”. Con queste esatte parole, Health Care Without Harm sottolineò la contraddizione esistente all’interno di un settore il cui carbon footprint equivale a circa il 4-5% delle emissioni globali. Cosa che risulta ancor più inquietante se si considera che l’approccio OneHealth, valutato dall’ISS come “ideale per raggiungere la salute globale” si basa proprio sul riconoscimento del legame indissolubile tra salute umana, animale e quella dell’ecosistema.
L’impatto dell’healthcare sul clima
Tutti i sistemi sanitari del mondo hanno un impatto significativo sul clima, che deriva da una moltitudine di fattori: l’impatto di supply chain molto estese per la produzione e distribuzione di farmaci e apparecchiature, gli elevati consumi energetici delle strutture (attive 24 ore al giorno, 7 giorni su 7), fino ai continui spostamenti richiesti ai pazienti per usufruire dei servizi sanitari, un’area nella quale la digitalizzazione può intervenire in modo molto efficace.
In un momento di forte crisi energetica, le strutture devono intraprendere azioni virtuose rivolte al contenimento della spesa, azioni che solitamente hanno risvolti importanti in termini di sostenibilità: si pensi alla riduzione nell’uso della carta, all’adozione di modelli di lavoro smart per una parte del personale e all’adozione di tecniche in grado di abbattere gli spostamenti dei pazienti, da cui un minore affollamento delle strutture, una riduzione dei carichi di lavoro sul personale e, appunto, la possibilità di lavorare da remoto. Tutto ciò si associa al miglioramento dei processi interni, all’acquisto di forniture ecologiche, alla massima attenzione alla sostenibilità di partner e fornitori, alla riduzione (per quanto possibile) di utilizzo dei dispositivi monouso e via dicendo. Curiosamente, anche il comparto tecnologico può contribuire alla sostenibilità, valutando per esempio l’impatto della migrazione di qualche applicativo al cloud, oppure limitando i volumi di dati da memorizzare a quelli necessari e a quelli valorizzabili, onde evitare costi non giustificabili.
Sanità digitale per un modello di assistenza sostenibile
Le strutture e i sistemi sanitari moderni sono consapevoli che la trasformazione digitale sia la strada maestra per creare un paradigma di assistenza sanitaria sostenibile. Le manifestazioni concrete della sanità digitale, i suoi trend e il percorso intrapreso finora hanno infatti un buon riflesso sulla sostenibilità ambientale e condizionano positivamente anche l’efficienza del sistema e delle strutture, ovvero la declinazione economica della sostenibilità stessa.
Per quanto affermato finora, l’eHealth ha la capacità di creare un sistema connesso (si parla appunto di Connected Care), avverso agli sprechi e benefico per il cittadino, sia in termini di qualità del journey che di miglioramento degli esiti di salute. Sanità digitale, in altri termini, è l’unico strumento in grado di creare un buon bilanciamento tra le esigenze di tutti gli attori dell’ecosistema sanitario.
Sanità digitale: 4 trend e l’impatto sulla sostenibilità
Volendo scendere più nel pratico, quali sono i trend attualmente più significativi della sanità digitale e in che modo contribuiscono ad un paradigma di sanità sostenibile? Abbiamo identificato 4 tendenze:
- Telemedicina
Secondo l’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, la Cartella Clinica Elettronica e la telemedicina rappresentano le due principali aree di investimento del 2022.
La telemedicina, nella quale rientrano le fattispecie del teleconsulto, della televisita e del telemonitoraggio, funge da pilastro di un sistema sanitario moderno, connesso e incentrato sul paziente. Fondamento di remote care, la telemedicina consente alle strutture di gestire al meglio i pazienti cronici, quelli con difficoltà motorie, chi abita in aree difficilmente raggiungibili o, più in generale, tutti coloro le cui esigenze e patologie possono essere gestite con un limitato ricorso all’appuntamento in presenza.
La telemedicina riduce gli assembramenti in ospedale, i costi per le strutture e permette ai medici di fornire servizi migliori. E poi riduce gli spostamenti dei pazienti, che secondo uno studio inglese del 2021 rappresentano il 10% di tutte le emissioni di anidride carbonica del sistema sanitario. Se a ciò si aggiunge che fino al 25% delle prestazioni sanitarie potrebbe essere offerto in modalità remota, ci si rende conto dell’impatto che la telemedicina ha (e avrà) in termini di sostenibilità ambientale ed economica.
- Paperless e automazione
Per definizione, la trasformazione digitale può abbattere il consumo di documentazione cartacea all’interno dei processi amministrativi sanitari. Carta che, purtroppo, non è ancora scomparsa dal sistema. Ridurne il consumo è un modo semplice (almeno, a livello teorico) per ridurre l’impatto sull’ambiente, la deforestazione, il consumo d’acqua e le emissioni di CO2. Nonché per abbattere i costi, ovvero per incidere sull’efficienza del sistema.
L’adozione su larga scala di cartelle cliniche elettroniche, fascicoli sanitari, ricette digitali, telesportelli e portali dei pazienti riduce inoltre l’afflusso di persone nelle strutture e le relative code, abbatte gli spostamenti e l’inquinamento risultante, oltre a determinare benefici legati all’automazione dei processi e all’abbattimento degli errori. In tema di automazione, le strutture dovrebbero poi valutare l’adozione di assistenti virtuali a supporto del patient journey (prenotazioni, suggerimenti, inoltro documenti e referti…).
Un modello di prevenzione Connected
Oggi, il digitale permette ai sistemi e alle strutture sanitarie di essere particolarmente efficaci in termini di prevenzione delle patologie e, soprattutto, di poter promuovere un cambiamento culturale avente per oggetto la salute di tutti. Dispositivi medicali connessi, i cosiddetti wearable e le app per la salute vantano una notevole diffusione e possono essere sfruttati non soltanto in termini di remote care (che di per sé porta ai benefici di sostenibilità di cui sopra), ma per migliorare lo stile di vita della popolazione, con evidenti – e benefiche – ripercussioni sul sistema sanitario.
- Verso un modello data-driven
L’ottimizzazione dei processi sanitari ha un ruolo essenziale nella partita della sostenibilità. La sanità è un universo ricchissimo di dati, che però non sempre vengono sfruttati a dovere, fungendo da pilastro di decisioni strategiche e operative: talvolta il limite è culturale, in altri casi la stratificazione dei sistemi compromette l’interoperabilità del dato e rende impossibile giungere a una vera e propria valorizzazione.
In questo percorso, la sanità digitale propone soluzioni di acquisizione, analisi e valorizzazione del dato, che permettano a tutte le strutture e al sistema stesso di abbattere gli sprechi, di migliorare i livelli e la personalizzazione del servizio. In ambito pubblico, ad esempio, sono particolarmente interessanti i sistemi in grado di valutare automaticamente l’appropriatezza prescrittiva, cosa che può avere un impatto positivo sul principale elemento di criticità del pubblico: i tempi d’attesa. Grazie alla potenza del dato, o meglio delle informazioni che esso racchiude, tutte le strutture possono inoltre programmare meglio i propri servizi, avvicinarsi alle reali esigenze dei pazienti, bilanciare in modo corretto gli acquisti e ottimizzare l’impiego delle risorse, con benefici evidenti per tutti gli attori interessati.